Molte sono le leggende che si raccontano
nelle brughiere inglesi, storie di apparizioni spettrali di dame velate vestite
di nero, di cani usciti dall’Inferno e tante altre ancora.
Leggende, forse… o forse verità difficili da
accettare, chi può davvero saperlo?
C’è una leggenda anche su un castello
abbandonato nel cuore di Dartmoor un luogo dove tali leggende abbondano, una
storia su uno spettro, una bestia infernale e due avventurieri in costume nei
giorni ormai lontani della Seconda Guerra Mondiale.
Seguiteci, se osate, e ascoltate il racconto
di ciò che accadde a Dartmoor nel maggio del 1944.
UNA
STORIA DI FANTASMI
Di
Carlo Monni, & Carmelo Mobilia
Manhattan, New York, Oggi.
Chi fosse entrato in quel salottino privato di un ristorante molto famoso della Grande Mela avrebbe visto solo dei commensali elegantemente vestiti ridere e scherzare tra loro e non avrebbe mai potuto immaginare che quasi tutti loro appartenessero, più o meno segretamente, alla consorteria dei supereroi.
Steve Rogers aveva apprezzato l’idea di questa cena in onore di Bucky, la cui memoria negli ultimi tempi aveva dato grandi segni di miglioramento; ad essere sinceri, l’idea era venuta qualche settimana prima a Nick Fury, convinto che rivedere dei vecchi amici potesse fargli bene. Oltre a due dei suoi soliti compagni di squadra – Donna Maria Puentes e Jack Monroe – alla tavola sedevano due dei suoi più vecchi amici; Jacqueline Falsworth Lady Crichton – ovvero la super-veloce Spitfire – e Jim Hammond, l’androide noto con l’appellativo di Torcia Umana Originale. In più, Steve aveva invitato altre due figure di rilievo della sua vita e con cui voleva che anche Buck socializzasse: Elizabeth “Liz” Mace (la nuova Capitan America) e Sam Wilson alias Falcon il supereroe alato protettore di Harlem.
<Sono davvero felice di essere qui con voi, amici.> stava dicendo Steve Rogers <Jackie ha davvero avuto una bella idea ad organizzare questa cena dopo il nostro scontro col Seminatore d’Odio.[1] Anche se non sono molto d’accordo che paghi tutto lei.>
<Sciocchezze, Steve.> rispose Jacqueline <Era il meno che potessi fare per festeggiare il fatto che Bucky è di nuovo con noi. Non potevo crederci quando mi hanno detto che eri ancora vivo. Mi sembrava troppo bello per essere vero.>
James Buchanan Barnes si schermì un po’ imbarazzato dall’attenzione che stava suscitando.
<Sono un po’ cambiato da allora Jackie.> disse <E non in meglio.>
<Ti riferisci al tuo periodo come assassino per i sovietici?> intervenne Jim Hammond <Non è stata colpa tua. Fecero lo stesso a Toro ma ne venni al corrente e riuscii a liberarlo.> [2]
<Davvero? Nessuno me l’aveva detto.>
<Avessi saputo che era successo anche a te, avrei provato a liberarti.> c’era un tono decisamente amaro nella voce della Torcia.
<Non devi biasimarti per qualcosa che ho fatto io.>
<Ora sei tu a colpevolizzarti troppo, James.> gli disse Yelena Belova, la Vedova Nera <Chi ti ha fatto il lavaggio del cervello, è stato il vero colpevole.>
<Resta il fatto che mi hanno usato.> ribatté il Soldato d‘Inverno <Ed io non sono stato capace di ribellarmi. Forse Moonstone ha ragione: sono un assassino nato.>
<Stupidaggini.> intervenne Steve <Tutti noi possiamo testimoniare che non è vero.>
<Mio nonno raccontava di come eri coraggioso.> intervenne Liz Mace <Non ha mai detto che ti piacesse uccidere, anzi il contrario.>
<Scommetto che tutti voi avete un sacco di storie da raccontare sulle vostre avventure ai tempi della Seconda Guerra Mondiale.> aggiunse Donna Maria Puentes <Perché non ce ne narrate qualcuna? Confesso di essere molto curiosa sulle vecchie avventure di Steve.>
Era un chiaro tentativo di stemperare il clima che si era creato… e stava funzionando. Bucky accennò un sorriso e disse:
<Beh… non so quanto siano interessanti quelle avventure.>
<Ma scherzi?> interviene Sam Wilson <Avete affrontato vampiri, zombie, violinisti pazzi e pittori con trapiantate le mani di un killer. Ho dimenticato qualcosa?>
<Beh… ci sarebbe il caso del Gatto di Dartmoor.> replicò Steve <Te lo ricordi Bucky?>
<Non ci pensavo da un po’.> rispose lui <Fu una faccenda curiosa.>
<Il .... “Gatto di Dartmoor”?> domandò Jack <E che roba sarebbe?>
<Ah, è una storia parecchio strana...> rispose Buck, sorridendo.
<Perché non ce la raccontate, allora?> insistette Donna Maria.
<Se ci tenete proprio.> replicò Steve <Cominciò tutto alla fine di maggio del 1944, quasi una settimana prima dello sbarco in Normandia...>
Inghilterra, maggio 1944.
Il massiccio
aereo atterrò nell’aeroporto militare dove stavano aspettando due figure in
divisa da ufficiali rispettivamente dell’Esercito degli Stati Uniti e della
R.A.F.
Ne scesero delle
pittoresche figure in costume: gli Invasori, di ritorno da una missione sui
campi di battaglia del continente europeo.
<È un piacere
rivedervi sani e salvi.> disse il Generale Philips, ufficiale di
collegamento tra le Forze Alleate e il supergruppo.
<Non è stata
una passeggiata.> replicò Capitan America <Il Teschio Rosso ci ha fatto
sudare ma lo abbiamo fermato ancora una volta… anche se non abbiamo chiuso
definitivamente i conti con lui.>
<Per il momento
vi siete meritati un po’ di riposo. La licenza dei soldati Rogers e Barnes è
stata prolungata di una settimana.>
Il giovane Bucky
sospirò e dette una gomitata al giovane amico Toro dicendo:
<Ci daremo
alla pazza gioia, eh Tommy?>
<Ci puoi
giurare, Jimmy> rispose il mutante <C’è un pub in cui ti devo
assolutamente portare... ci lavora una cameriera che è la fine del mondo.>
<Questo è
parlare, amico. Fa strada.>
<Pub?>
domandò Jim Hammond <Non siete un po’ troppo giovani per bere?>
<Non in
Inghilterra, paparino> gli risposte Toro <E poi, in teoria non saremmo
troppo giovani anche per combattere i nazisti?>
<Non devo
ricordarti, che ufficialmente sono un’agente di polizia di New York, vero
Thomas Raymond?>
<D’accordo,
d’accordo... ci limiteremo al Fish and
chips e a giocare a carte o a freccette, va bene?>
<Oltre a
socializzare con qualche pollastrella locale, ovviamente.> aggiunse Bucky
sorridendo.
<Mi
raccomando Bucky> intervenne Cap mentre si toglieva la maschera <Cerca di
evitare la risse come la volta scorsa, intesi? Non puoi fare a pugni ogni volta
che qualcuno ti fa una battuta sul tuo accento “yankee”>
<Aw Steve...
e dove sta tutto il divertimento?>
<Mi hai
sentito…>
Bucky si mise
sull’attenti.
<Signorsì
Capitano. Ora possiamo andare?>
Steve sorrise.
<Rompete le
righe e toglietevi dai piedi, forza…>
<Se avete
finito con queste perdite di tempo> disse Sub Mariner con il consueto tono
aggressivo <Io ho di meglio da fare che stare a sentire le vostre
sciocchezze. Ci vediamo qui tra 48 ore.> e così dicendo, il re d’Atlantide
uscì dalla finestra, sfruttando la sua capacità di volare.
<Uh è sempre
un piacere Namor...> disse Cap.
<Dio, non
cambierà mai...< sentenziò la Torcia, scuotendo la testa.
Dartmoor
Devonshire, Inghilterra. Maggio 1944. Il giorno dopo.
Il treno si fermo sferragliando nella
piccola stazione e ne scesero due uomini che indossavano la divisa
dell’Esercito americano: un giovanotto biondo alto e dal fisico atletico e
robusto ed un ragazzo dai capelli scuri che non sembrava nemmeno avere l’età
per arruolarsi.
<Non capisco davvero perché siamo
venuti qui Steve.> disse il ragazzo più giovane <Non era meglio restare
in città a fare baldoria con la Torcia e Toro?>
Steve Rogers sorrise e rispose:
<Volevo solo allontanarmi da Londra per
un po’, Bucky, e mi hanno parlato bene di questo posto.>
<Ah, certo: scogli e brughiere a
perdita d’occhio. Luogo ideale per la villeggiatura.> replicò Bucky Barnes
<Secondo me volevi solo allontanarti da Jackie Falsworth. Ho visto come ti
guarda... se fossi al posto tuo…>
<Bucky!> esclamò Steve con aria
fintamente scandalizzata.
<Che c’è, che ho detto?> ribatté il
ragazzo ridendo.
Poco più tardi, in una locanda del villaggio,
i due soldati si concessero una cena a base di specialità locali.
<Tutto molto buono.> commentò Steve.
<Solo il meglio per chi combatte per il
nostro paese.> rispose il locandiere.
<Non c’è molta gente stasera…> disse
Bucky <… colpa della guerra?>
<Non solo per quello.> rispose cupo
il locandiere <Chi è rimasto in paese non cammina volentieri col buio.
Potrebbe incontrare il Gatto della Brughiera.>
<E perché dovrebbero aver paura di un
gatto?>
<Non è un gatto normale: è gigantesco
come un leone e nero come l’Inferno da cui sicuramente proviene.>
<Un fantasma quindi.> soggiunse
Steve <So che ci sono molte storie del genere da queste parti ma di certo
non ci crederete.>
<È vero: ci sono molte storie di
fantasmi… come la dama in nero che si dice appaia ogni tanto nei pressi del
Maniero dei Baskerville e nemmeno io ci credevo ma l’ho visto.>
<Ha visto quel gatto gigante?> nella
voce di Bucky c’era incredulità assoluta.
<Come vedo voi e sono sfuggito ai suoi
artigli per un soffio. Voi non mi credete ve lo leggo negli occhi ma è tutto
vero, posso giurarlo. Ora scusatemi, ho da fare.>
Il locandiere si allontanò e un altro
avventore aggiunse:
<Anch’io l’ho visto quel gatto
infernale. È tutta colpa di Sir Anthony ci scommetto.>
<Che volete dire?> chiese Steve
interessato.
<Che Sir Anthony Baskerville, il
baronetto di Dartmoor pratica la magia nera. Lo dicono tutti da queste parti.
Per me ha evocato lui quella creatura… proprio così. Walton, portami un’altra
birra.>
Bucky commentò a voce bassa:
<Gesù... è proprio vero che gli Inglesi
bevono un po’ troppo.>
<Chissà Bucky… chissà.>
<Che vuoi dire Steve? Aspetta… conosco
quello sguardo: tu vuoi che indaghiamo su quel gatto fantasma.>
Steve Rogers fece un sorrisetto e rispose:
<Non i soldati Rogers e Barnes, ma Capitan
America e Bucky.>
Brughiera
di Dartmoor. Maggio 1944.
La luna era alta nel cielo e due figure
ormai divenute familiari a molti si aggiravano nei pressi di una costruzione di
pietra, circondata dalla nebbia.
<Quella è Baskerville Hall.> disse
Capitan America <Il famigerato baronetto abita lì.>
<Bella casetta.> commentò Bucky
<Ci sono delle luci accese. Il padrone di casa non sembra preoccuparsi delle
disposizioni sull’oscuramento.>
<Non è un gran crimine Bucky.>
<Vuoi per caso andare a chiedergli se è
responsabile della presenza da queste parti di un grosso felino… ammesso che
esista davvero?>
Prima che Cap potesse rispondere si udì
alle loro spalle uno strano rumore. I due avventurieri mascherati si voltarono
di scatto e si trovarono di fronte un felino di grossa stazza.
<Santo Cielo… esiste davvero!>
esclamò Bucky.
Il Gatto della Brughiera spiccò un balzo
verso di loro.
Philadelphia, Pennsylvania. Oggi.
La ragazza arrestò la moto sul ciglio della strada e si sfilò il casco con i colori della bandiera americana rivelando il volto di una giovane donna dai capelli color biondo veneziano, gli occhi azzurri e un’espressione triste in volto. Indossava un giubbotto di pelle marrone sotto cui si intravedeva un body a strisce bianche e rosse e un paio di jeans e stivali.
Sistemò il casco nell’apposito scomparto della moto e si avviò verso la vicina tavola calda. Forse era stata pazza ad affrontare il viaggio dall’Indiana a New York in motocicletta ma le piaceva il senso di libertà che le dava e le consentiva di avere il polso della situazione nei luoghi che attraversava ed intervenire dove c’era bisogno di lei. Il suo nome era Priscilla Lyons ed era un’aspirante supereroina itinerante in cerca di redenzione col nome in codice di Vagabond. Nel suo curriculum qualche collaborazione con Capitan America e degli errori di cui non poteva andar fiera ed a cui sperava di poter fare ammenda.
Era immersa nei suoi pensieri quando udì delle grida di donna provenire da un vicino vicolo.
Immediatamente scattò e quasi istintivamente sfilò da una tasca del giubbotto una mascherina che indossò mentre correva e che le coprì la parte superiore del volto.
Nel vicolo una giovane donna era spinta contro un muro da due uomini uno dei quali le agitava un coltello davanti al viso.
<Lasciatela andare… subito!> intimò Priscilla.
I due si voltarono ma non sembrarono per nulla intimoriti.
<E tu chi ti credi di essere?> replicò quello col coltello mentre con l’altra mano continuava a tener ferma la sua vittima <Non impicciarti di cose che non ti riguardano.>
<Gli atti di violenza mi riguardano sempre.> ribatté Vagabond <Specie quelli contro le donne.>
<Ti credi una specie di supereroina?> intervenne l’altro sfoderando una pistola <Non basta una maschera per questo.>
<Hai ragione: non basta… ma forse questo sì.>
A velocità insospettata Vagabond sferrò all’uomo un calcio rotante allo sterno poi un colpo di taglio alla carotide abbattendolo poi si volse verso l’altro.
<Ti taglierò a fette, troia!> urlò quello menando un fendente.
<Ne dubito.>
Priscilla gli afferrò il polso e memore delle lezioni ricevute da Steve Rogers, Nomad e D-Man, lo fece volare sopra la sua testa sfruttando il suo stesso slancio, poi, non appena toccò terra gli sferrò un calcio prima all’inguine e quindi al mento facendogli perdere i sensi.
A questo punto fece un lungo respiro. Era andato tutto bene, si sentiva soddisfatta di sé, si sentiva viva
Si rivolse alla vittima dell’aggressione:
<Tutto a posto?>
<Sì...> rispose la ragazza <… grazie a te, chiunque tu sia. Non so cosa mi sarebbe successo senza il tuo intervento.>
Mentre Vagabond sorrideva soddisfatta di sé, poco lontano a bordo di un’auto nera una donna fece una telefonata:
<Siamo sempre agganciati alla Lyons, signore. Ora siamo a Philadelphia e pare che abbia appena salvato la vittima di un tentato stupro.>
<<Bene.>> la voce del suo interlocutore rivelava i segni di una grande sofferenza <<Statele sempre dietro ma non agite finché non ve lo dico io. Prima …di… di andarmene lei ed i suoi… suoi amici… saranno testimoni della mia vendetta… lo giuro.>>
Dartmoor, Inghilterra, maggio 1944
Assomigliava
davvero ad un gatto ma era grosso almeno quanto una pantera. Saltò loro addosso
e Bucky riuscì a malapena ad evitarlo. Capitan America sollevò lo scudo e la
starna belva ci sbatté il muso.
“Se non altro
non è davvero un fantasma” pensò la Sentinella della Libertà evitando un altro
assalto e sentendo il fiato della belva sul collo.
Fu allora che
Bucky fece qualcosa di sconsiderato: balzò sul felino e lo afferrò per il collo
tirandolo indietro, lontano da Steve.
Il “gatto” se lo
scrollò di dosso poi si volse verso di lui emettendo un suono cupo. Un attimo
prima di fare un altro balzo si fermò e tese le orecchie come ad ascoltare un
comando silenzioso e con grandi falcate si allontanò velocemente.
<Dobbiamo
inseguirlo.> disse Bucky.
<Non siamo in
grado di raggiungerlo.> sentenziò Cap, poi si voltò verso il sinistro
maniero alle sue spalle <Ora direi che è ora di fare una visita di cortesia
al padrone di Baskerville Hall.>
Pochi minuti
dopo Capitan America bussava alla pesante porta di quercia del maniero.
<Sai, Cap…
vicino ad un posto che si chiama Baskerville mi sarei aspettato di trovare un
mastino dagli occhi di fuoco non un gatto troppo cresciuto.>
<Vedo che hai
letto quei libri di Sherlock Holmes che ti ho dato.> replicò Steve Rogers
con un sorriso.
<Certo che li
ho letti, non sono un ignorantone… beh ad essere onesti ho anche visto il
film.>[3]
<Silenzio…arriva
qualcuno.>
La porta si aprì
e si mostrò quello che era evidentemente un maggiordomo.
<I signori
desiderano?>
<Siamo
Capitan America è Bucky.> si presentò Steve <Vorremmo parlare col padrone
di casa.>
<Temo che non
sia possibile. Sir Anthony è molto occupato.>
<Ma non
abbastanza da non poter parlare con due autentiche leggende come Capitan
America e il suo giovane compagno. In fondo avete fatto molto per il mio
paese.>
A parlare era
stato un uomo alto e magro con un folta barba nera.
<Sono Sir
Anthony Baskerville.> si presentò a sua volta <Cosa posso fare per
voi?>
<Vorremmo
farvi qualche domanda sulla belva di Dartmoor.>
<Oh quella… è
una leggenda senza fondamento a cui non ho mai dato molta importanza. Non so
perché ve ne interessiate ma temo di non potervi essere utile. Ora se volete
scusarmi è vero che sono molto occupato.>
La porta venne chiusa
in faccia ai due eroi mascherati e Bucky commentò:
<Alla faccia
della cortesia inglese.> poi si rivolse a Steve <Perché non gli hai detto
che abbiamo incontrato la Belva?>
<Non volevo
scoprire le mie carte.> rispose lui <Quell’uomo nasconde qualcosa. Mentre
parlavo con lui mi sono ricordato di una cosa che mi disse il nostro amico
Sergente Fury: che
Sir Anthony è sospettato di simpatie naziste, anche se non ci sono prove contro
di lui.>
<Come quel
nobilastro… Mosley?>[4]
<Più o meno.
Stanotte gli faremo una visitina. Giusto per essere sicuri che al maniero sia
davvero tutto in regola.>
<E magari per
scoprire se tiene un grosso gatto in cantina.> conclude sogghignando Bucky
.
Manhattan, New York.
Oggi.
<Dio, quanti cliché!> rise Sam Wilson <Cos’altro accadde?
Alla fine si scopre che “l’assassino era
il maggiordomo? Se non fosse che ti conosco troppo bene e che sei un
pessimo bugiardo, Steve, giurerei che ti stai inventando tutto per prenderci in
giro!>
<Ha ragione> aggiunse Liz <A sentirvi mi sembra di star ad
ascoltare la trama di un episodio della serie di Scooby Doo.>
<Io invece ho i brividi> disse Donna Maria <Quel mostro che
vi attaccato... che cos’era?>
<Un nazista mutante, forse?> chiese Nomad.
Steve sorrise.
<Lasciatemi terminare... le cose sono molto diverse da come potete
immaginare…>
Baskerville Hall. 1944.
Arrampicarsi
sino agli spalti del vecchio maniero non era stato difficile per i due eroi in
costume.
<E ora che
facciamo?> chiese Bucky
<Diamo
un’occhiata in giro e vediamo se riusciamo a scoprire qualcosa delle attività
del padrone di casa.> rispose Capitan America. Quell’uomo non mi
convince.>
<Cap… guarda
laggiù.>
Sul lato opposto
c’era una donna le cui vesti nere ondeggiavano al vento. Non era possibile
vederle il volto.
<Ci hanno scoperti!>
esclamò Bucky.
Cap gli fece
cenno di stare zitto.
<Non so…>
disse infine a bassa voce <Non ha chiamato aiuto… se ne sta lì senza die o
fare niente.>
<Non… non penserai
davvero che sia il fantasma della dama in nero di cui ci hanno parlato?>
Cap non rispose
e si avvicinò alla misteriosa donna che finalmente si mosse allontanandosi. I
due eroi la inseguirono silenziosamente ma lei sorprendentemente riusciva a
mantenere le distanze. Infine si fermò davanti ad una torretta ma quando Cap e
Bucky vi arrivarono era scomparsa.
<Non può
essere svanita nel nulla… vero Cap?> chiese Bucky.
<Deve essere
entrata qui.> concluse un perplesso Steve Rogers <Non c’è altra spiegazione.>
<A meno che
un fosse un vero fantasma.>
<Ci crederò
solo quando avrò esaurito tutte le altre spiegazioni.>
Cap provò la
porta che cedette facilmente. Fece cenno a Bucky di seguirlo ed entrò in un
piccolo locale da cui partiva una scala a chiocciola che portava verso il
basso.
Con
circospezione i due scesero e gradino dopo gradino si resero conto che stavano
ormai ben al di sotto del livello del suolo in qualche sotterraneo.
Dal basso
arrivavano delle voci dapprima ovattate e poi sempre più forti e Cap fece
presto a capire che parlavano in Tedesco.
Girarono un
angolo e si trovarono di fronte uno spettacolo inaspettato: una vasta caverna
parzialmente invasa dall’acqua dove stazionavano delle piccole imbarcazioni su
cui era stampigliata la bandiera nazista. Alcuni uomini in uniforme stavano
scaricando delle casse forse contenenti armi. Da un lato, immerso in una
conversazione con quello che appariva essere un capitano delle SS, c’era Sir
Anthony Baskerville e in un angolo accucciata, la temuta belva di Dartmoor.
“Ecco la
risposta” pensò Cap “Il maniero è la base di incursori nazisti e Baskerville
usa quel gattone troppo cresciuto per tenere lontani i curiosi. Ma ora il gioco
di quel traditore è finito.”
In quel momento
un soldato nazista alzò gli occhi e vide lui e Bucky.
<Allarme intrusi!> gridò in Tedesco.
Senza perdere
tempo Cap saltò verso di lui.
<ANDIAMO
BUCKY!>
<Mi pareva
troppo bello... due giorni di licenza e ci imbattiamo in una Quinta Colonna.
Era meglio restarsene a Londra.... > borbottò Bucky mentre colpiva al petto
un nazista con un calcio.
I mitra dei
nazisti cominciarono a sputare piombo, ma con un gesto che era ormai
consuetudine per lui, Capitan America avanzò in direzione degli spari, protetto
dal suo indistruttibile scudo, contro cui i proiettili rimbalzavano,
lasciandolo illeso. Caricò come un ariete, mentre i tedeschi cadevano come
birilli.
<Non uccideteli! Ci servono vivi!> gridò
il comandante delle SS nella sua lingua madre. Cap parlava il tedesco, imparare
la lingua del nemico era alla base del suo addestramento. Era sorpreso di
sentire quell’affermazione... li avevano colti sul fatto, mandando all’aria la
loro copertura... e allora, perché anziché eliminarli quel crucco li voleva
vivi?
Ma non era il
tempo delle domande; la “perfetta macchina
da combattimento umana” – come l’aveva definita la propaganda americana –
s’era messa in moto, come i soldati nazisti stavano scoprendo a loro spese: i
suoi colpi, rapidi quanto possenti, stavano avendo la meglio sul commando
armato, quando improvvisamente il ruggito di una bestia feroce riecheggiò
nell’aria, attirando l’attenzione dei presenti.
<Arrenditi
Capitano> sentenziò con voce ferma Sir Baskerville <O il tuo giovane
amico di rimetterà la vita e credimi, questo non è un bluff!>
Bucky, steso a
terra e privo di sensi, era alla mercé di quella strana creatura che li aveva
attaccati poco prima. Era difficile da descrivere: era diversa da qualsiasi
puma o altro felino esistente… sembrava una creatura sovrannaturale, come la
Chimera della mitologia greca, per esempio. La fiera puntava le zanne a pochi
centimetri dal volto del suo partner. Come aveva fatto un mostro di quelle
dimensioni ad apparire dal nulla, senza fare alcun rumore? Dove stava nascosta?
Era come se si fosse materializzata lì dal nulla. La salvezza di Bucky aveva la
priorità: seppur a malincuore Cap fece cadere il suo scudo e alzò le mani, con
grande soddisfazione del comandante delle SS Erhardt.
Tenuta della Famiglia Carter Virginia. Oggi.
Il potente binocolo inquadrava la bambina bionda e sua madre, egualmente bionda, mente cenavano in sala da pranzo.
Da una postazione sicura l’uomo di nome Brock Rumlow, altrimenti conosciuto come Crossbones, passò il binocolo alla sua compagna.
<Quelli sono i nostri bersagli.> le disse <L’ex agente dello S.H.I.E.L.D. Sharon Carter e sua figlia Shannon.>
<Non mi va.> commentò Susan Scarbo, nota anche come Madre Notte o Suprema <Non sono una santa ma non mi piace l’idea di prendermela con una bambina.>
<Non è lei che mi interessa, ma lei è lo strumento per arrivare all’uomo che penso sia suo padre e che è il principale responsabile della rovina del Teschio Rosso: Steve Rogers. L’ho promesso a Sin e anche se anche lei è morta, glielo devo. Sei con me?>
<Conosci già la risposta. Non ti avrei seguito altrimenti.>
Rumlow sogghignò
<Così mi piaci baby…> replicò <… io e te faremo grandi cose insieme, vedrai.>
Baskerville Hall, maggio 1944.
<Che diavolo
è successo?> chiese Bucky riprendendo i sensi, trovandosi legato ad una
sedia e con un plotone di nazisti coi fucili puntati verso lui e Cap. <Ah
già... i crauti.>
<Baskerville,
sei un traditore!> disse Capitan America, furioso.
<Dipende dai
punti di vista, Capitano.> rispose Sir Anthony <Io credo che i nazisti vinceranno
la guerra, e che il posto dell’Inghilterra debba essere al loro fianco,
piuttosto che contro. Mentre Churchill e il vostro presidente paralitico
pensano di vincere la guerra puntando tutto sulla forza del loro esercito,
Hitler ha abbracciato l’arte dell’occultismo e della magia nera... di cui io
sono un esperto. Sarà grazie al contributo di maghi come me, infatti, che la
Germania vincerà la guerra spazzando via la minaccia del comunismo che i vostri
alleati sovietici rappresentano.>
<Cos’è quella
belva che c’ha attaccato? E come fa a controllarla?>
Sir Anthony
sorrise e rispose:
<Questa? Un
semplice trucco che saprebbe fare anche un mago di terza categoria.>
Fece un gesto
con le mani e recitò una breve formula in una lingua che né Cap né Bucky riconobbero
e il grosso felino si trasformò in un comune gatto nero che balzò in braccio a
Baskerville.
<Non posso
crederci!> esclamò Bucky.
<Non è
necessario spiegare a questi cani i suoi trucchi o le sue motivazioni, Herr Baskerville> prese la parola il
comandante Erhardt <i nostri amici vorranno sapere il perché non li abbiamo
eliminati... non è così, Herr Kaptain?>
<Ammetto che
il pensiero m’ha sfiorato…>
<Ci sono alcune che vogliamo sapere...
e se ce le direte, potreste avere salva la vita e forse il Führer vi premierà con una medaglia...>
<Non
parleremo mai, lo sai vero, schifoso mangiacrauti?> gli rispose Bucky,
digrignando i denti.
<Allora morirete,
qui e adesso. Potremmo portare il Capitano a Berlino per esibirlo come “trofeo
di guerra” ma credimi se ti dico che non abbiamo alcun bisogno di un moccioso
yankee vestito da pagliaccio...>
Disse puntando
la sua Luger alla tempia di Bucky.
<Ma tutto
dipende da te, Kaptain. Se vuoi salvare la tua vita e quella del tuo
amico, devi dirci tutto quello che sai sull’operazione Overlord…>
<Overlord?>
<Sei
sorpreso del fatto che ne siamo a conoscenza? Ah! Voi americani sottovalutate
l’abilità dell’intelligence tedesca... si, sappiamo che avete intenzione di
attaccare la Francia. Quello che non sappiamo è dove e quando avverrà
l’operazione... dettagli che adesso avremo da voi, e credetemi, è meglio se
collaborate…>
Ma il tono
minaccioso di Herr Erhardt non spaventò minimamente i due supersoldati
americani.
<Sentito
abbastanza Cap?> chiese Bucky.
<Certo.
Muoviamoci!>
I nazisti avevano
fatto male i loro conti: avevano sottovalutato l’abilità di Cap e Bucky nel
liberarsi dalle corde e di sfuggire a trappole come quelle. Per loro era ormai
normale amministrazione. Con acrobazie degne di atleti olimpionici e con una
rapidità fuori dal normale si lanciarono contro il plotone dei commandos, che
non riuscivano a prendere la mira e venivano stesi dai loro pugni e calci. Buck
puntò a quello che aveva in custodia lo scudo di Cap.
<Mollalo,
carogna. Non sei degno neppure di toccarlo!> esclamò mollandogli un gancio
alla mascella.
<Cap...
prendi!> gridò lanciandogli il disco di metallo.
<Grazie
socio!> lo ringraziò, afferrandolo al volo e una volta rientrato in possesso
della sua simbolica arma, disegnò un devastante arco ruotando su se stesso,
mettendo K.O. tutti i soldati che lo circondavano.
Sir Anthony
Baskerville era semplicemente sconcertato. Com’era possibile che due soli
uomini…no: un uomo adulto ed un ragazzino… potessero avere ragione di due
dozzine di uomini armati? Non poteva permettere che accadesse. C’era troppo in
gioco: la pena per il tradimento in tempo di guerra era la morte.
Si avvicinò ad
un braciere acceso retto da un treppiede e vi gettò alcuni grani nerastri.
<Io ti
invoco, potente Dormammu concedimi di…>
Non terminò la sua
evocazione: il braciere si rovesciò come spinto da una mano invisibile e le
braci si sparsero. In breve vari focolai di incendio si accesero nella caverna.
<No> gridò
Baskerville devo…>
Qualcosa
ondeggiò davanti a lui e si condensò in un’eterea figura femminile.
<È finita Anthony.> disse
una voce di donna che sembrava venire dal nulla <Non infangherai più il nome dei Baskerville.>
La donna vestita
di nero il cui volto era coperto da una veletta allungò le mani verso
Baskerville che urlò:
<No! No!>
Capitan America
lo vide cadere ma non fece in tempo ad agire. Baskerville fu avvolto dalle
fiamme che lo avvolsero con rapidità incredibile.
<Cap dobbiamo
uscire di qui.> gli si rivolse Bucky.
<Sì certo.
Useremo uno dei motoscafi. Aiutami a metterci più soldati possibile.>
<Loro non lo
avrebbero fatto per noi.>
<Per questo
siamo migliori di loro.>
Il comandante
Franz Erhardt fugge nella brughiera, una fuga destinata a finire male, lo sa. È
solo in terra straniera e l’U boot che ha portato lui ed i suoi uomini sin lì
non oserà arrivare abbastanza vicino alla costa da poterlo raccogliere… ammesso
che lui sia capace di raggiungere la costa a piedi. Tutta colpa dei quel verdammt[5]
Kaptain Amerika. Der Rote Schädel[6] aveva ragione su di lui: era… aspetta… cos’era quel rumore?
Qualcosa gli si parò davanti… qualcosa di molto grosso e con occhi che mandavano fiamme. “Non può essere vero… non può!” penso. Ebbe il tempo di urlare una volta sola
Lo trovarono
nella brughiera con uno sguardo di puro terrore sul volo e dilaniato da artigli
come se una belva si fosse accanita su di lui. Sul terreno non c’erano
impronte.
<Ha
incontrato la belva.> disse Bucky mentre teneva in braccio il gatto di
Baskerville. Guardò il micio e disse <Ma se lui è qui allora cosa…?>
Cap scosse la testa.
Una parte di lui era restia ad accettare la sola spiegazione che gli sembrava
possibile.
Buck alzò la
testa verso il maniero ormai in rovina e per un attimo gli sembrò di vedere
un’evanescente figura femminile ma forse era solo un’illusione… nient’altro che
un’illusione.
Manhattan, New York, Oggi.
<E finì così il caso del “gatto di Dartmoor”. Non abbiamo mai scoperto cosa ha eliminato quel comandante delle S.S. … posso solo fare ipotesi, al riguardo...> concluse Steve Rogers.
<Bella storia, davvero. Dovreste scrivere un libro, con racconti come questo...> disse Donna Maria. <Purtroppo a quei tempi ce n’erano a bizzeffe, di simpatizzanti nazisti, in Inghilterra ...> osservò Jackie.
<Oh se è per quello, anche in America.> aggiunse Jack Monroe, ripensando a suo padre.
<Non ricordavo tutti i dettagli> disse Steve <Ma ricordo bene quella specie di ... gatto mostruoso. Non mi sono mai sentito a mio agio col sovrannaturale... > disse Bucky.
<Quel Baskerville diceva il vero, comunque. Quel vecchio bastardo dello zio Adolf aveva usato spesso esperti di occultismo per cercare di vincere quella maledetta guerra... anche con gli Invasori c’è capitato spesso di incrociare creature di altri mondi... d’altro canto, pure noi potevamo contare sull’aiuto di un principe Atlantideo...> disse la Torcia.
<Cavolo!> disse Liz Mace chinandosi verso Sam Wilson per non farsi sentire da Donna Maria e Yelena <Quando ho assunto il ruolo di Capitan America, pensavo di dovermela vedere con terroristi e criminali, non di certo di dover affrontare mostri magici e cose del genere... è questo quello che mi aspetta?>
<Non ne hai la minima idea.... > le rispose Sam sorridendo <Comunque, non stasera. Stasera ordiniamo un’altra bottiglia di champagne e Steve ci racconterà un’altra storia... forza vecchio mio, racconta ai ragazzi quella del violinista.>
<Oh si... mi ricordo che quand’ero piccolo al cinema uscì un film su questa storia... e tu eri interpretato da Dirk Purcell> disse Jack Monroe indicando Steve Rogers.
<Quale violinista?> domandò Donna Maria, incuriosita.
<Mi... ricordo qualcosa del genere... ma come vi dicevo, la mia memoria è un po’ annebbiata... >
<E va bene, se proprio ci tenete> sorrise Rogers <Ve la racconterò. Dunque, era il 1942…>
FINE.
NOTE DEGLI AUTORI
Speriamo che abbiate
gradito questa storia un po’ diversa dal solito come noi ci siamo divertii a
scriverla. -_^
Solo poche
osservazioni:
1)
L’idea della storia nasce dalla voglia
di narrare un’impresa di Capitan America e Buck ai tempi della Seconda Guerra
Mondiale mescolandola con una storia gotica all’Inglese. Ci siamo rifatti sia ai classici episodi di Cap scritti da Simon e
Kirby negli anni 40 sia alle atmosfere dei cartoni animati tipo “Scooby Doo” J
2)
Sir Anthony Baskerville è un personaggio
minore delle storie del Dottor Strange. Nelle storie in cui è comparso, uscite
negli anni 60 e 80, era verosimile che fosse già attivo negli anni 40 ma oggi è
più complesso. Quello che compare in questa storia potrebbe essere stato suo
padre.
3)
Liz Mace e Sam Wilson, ovvero Capitan
America e Falcon si sono incontrati con Steve e Bucky su Capitan America MIT
#66/67 e li ritroveremo prima su Battaglione V #5 e poi su Capitan America #68.
4)
Sempre da Capitan America #67 arrivano
anche Jim Hammond, la Torcia Umana Originale, e Jacqueline Falsworth, Spitfire.
Nel prossimo
episodio… beh… scopritelo da soli. -_^
Carlo e Carmelo
[1] Vedi Capitan America MIT
#66/67
[2] Su Young Men #24 datato
dicembre 1953.
[3] Il mastino di
Baskerville del 193 con Basil Rathbone nei panni di Sherlock Holmes.
[4] Storico: Sir Oswald
Mosley, 5° Baronetto Mosley di Ancoats fu tra i fondatori dell’Unione Fascista
Britannica e fu internato dal 1940 al 1943. È anche il padre di Max Mosley, che
è stato il discusso presidente della Federazione Internazionale dell’automobile
dal 1993 al 2009.
[5] Dannato in Tedesco
[6] Teschio Rosso in
Tedesco.